27 ottobre 2015
Le nobili radici della pipa: dalla “schiuma di mare” alla radica.
A Gavirate (VA) il Museo della pipa, con oltre 30.000 pezzi esposti.

La pipa compare in Europa nei primi anni dei ‘500. Sono pipe in terracotta; piccole, semplici, ma già funzionali. Il loro basso costo, la facilità di fabbricazione, l’estetica sempre accattivante, invogliavano a farne uso, anche se la durata era piuttosto limitata a causa della fragilità del materiale. Questo inconveniente ha fatto sì che siano ormai rarissime quelle sicuramente antiche. Tutte pipe piccole, agli inizi, perché il tabacco è raro e costoso. Le si vedono nella bocca di marinai spagnoli e portoghesi, successivamente in quella degli inglesi ed è proprio in Inghilterra che la pipa ha la sua prima affermazione.
Il suo uso è osteggiato in vari paesi, ma la guerra dei Trent’anni diffonde la pipe in tutta Europa.
Artigiani inglesi esportano nei Paesi Bassi la produzione delle pipe di terracotta e gli olandesi diventeranno presto i più grandi produttori di “pipe di gesso” (in realtà di argilla bianca) che ancora oggi si usano e che hanno la loro capitale, con relativo museo, a Gouda.
Dopo la nascita di questo prodotto, a seguito della richiesta di fumatori più pretenziosi ed esigenti, si studiarono pipe fabbricate nei più svariati materiali, sempre più nuovi, resistenti, pregiati. Metalli come bronzo, ottone, argento, avorio; legni come bosso, palissandro, ulivo, betulla, olmo, quercia, ciliegio.
Nel ‘700 la pipa deve fare i conti con il propagarsi, specie nelle classi più elevate, della voga del fiuto che dà origine alla produzione di oggetti spesso di pregio artistico (si pensi alle tabacchiere) e a un vero e proprio rito sociale. La pipa, a sua volta, si impreziosisce e si differenzia nelle forme e nella materia prima: metalli più o meno nobili e persino vetro (ricercata specialità, questa, di Bristol e di Venezia).
Ma è l’uso di una nuova materia, la schiuma; a segnare un’ulteriore epoca di trionfi.
Si deve arrivare verso il 1700 per vedere prodotte le prime pipe in “schiuma di mare”, ancor oggi considerate assai pregiate e ricercate nella loro pur sempre limitata produzione, sia nelle forme classiche che in quelle scolpite nelle forme più fantasiose, a volte di dimensioni eccezionali. Questo minerale è chimicamente denominato “silicato di magnesio” e, almeno nella specie più pregiata, si trova solo in Anatolia (Turchia) nel sottosuolo argilloso. La schiuma ebbe il suo periodo di maggior splendore dal 1800 al 1900; le migliori erano fabbricate a Vienna. Di pipe in questo materiale ne vengono tuttora prodotte soprattutto in Turchia.
Verso il 1850-60, con l’impiego di un nuovo legno durissimo e dalla venatura particolare, la Radica di Erica Arborea, la pipa venne prodotta industrialmente con torni e macchine all’uopo fabbricate. I primi furono i francesi a Saint-Claude nel Jura; poi subito gli italiani. Val la pena di ricordare la Fabbrica Rossi di Molina di Barasso (Varese) che arrivò, nel periodo del suo massimo splendore, a produrre oltre 50.000 pezzi al giorno impiegando circa 800 operai. Si era attorno al 1900. Un primato mai superato nel mondo.
Di pipe in radica se ne producono oggi in vari stati d’Europa, ma l’ltalia vanta il primato delle cosiddette “pipe fatte a mano” prodotte da validi ed insuperabili artigiani.
Molto conosciute sono anche le classiche pipe inglesi richieste dai più snob, le tradizionali pipe francesi e le avveniristiche danesi.
Collezionisti di pipe esistono in tutte le parti del mondo: già nel 1910 un membro della famiglia Imperiale russa dei Romanoff collezionava pipe rare, e si dice ne possedesse addirittura 27.000. Attualmente questa passione si è diffusa e in certi casi è diventata addirittura maniacale; solo in America si contano collezionisti a migliaia. In Italia collezionare vecchie pipe è di attualità.
Le più importanti case d’aste hanno già battuto pipe pregevoli, e non sono pochi gli antiquari che hanno riservato nelle loro botteghe un angolo per i collezionisti di oggetti da fumo, con in bella mostra tabacchiere in argento, oro, avorio, smalti, armadietti o mobiletti per la custodia delle pipe, bocchini fumasigari e naturalmente pipe di tutte le epoche e provenienze.
Esistono anche Musei ben frequentati, in Inghilterra, Francia, Germania, Danimarca, Olanda, Stati Uniti.
L’Italia vanta l’unico Museo al mondo che può mostrare, oltre ad una collezione di oltre 30.000 pezzi di pipe, gli utensili originali e tutta le serie dei vecchi torni a pedale e altre macchine per la fabbricazione artigianale delle pipe: è il Museo della pipa di Gavirate anche sede della “Académie Internationale de la pipe”.
Fra i marchi storici c’è sicuramente Savinelli, il cui negozio, a pochi passi dal Duomo di Milano, “accompagna” i fumatori di pipa sin dal 1876.
In occasione di Expo 2015, è stata creata la nona e ultima pipa della collezione dedicata a Leonardo, genio italiano; la pipa viene proposta in 5 finissaggi: liscia naturale, marrone scuro, marrone chiaro, nera e rusticata. Il basso rilievo in argento presente sulla canna della pipa e sul premitabacco incluso, riproducono l’Uomo Vitruviano, il disegno simbolo dell’artista.