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28 luglio 2014

Marina Abramovic tra poetica e performance: the artist is present

Le performance come strumento della sua arte e come espressione di se stessa e delle sue idee

The Artist is Present - Marina Abramović

È stato detto tutto su quest’artista Serba: critiche, complimenti, venerazione, insulti, illazioni. Per 40 anni Marina Abramović ha comunque continuato a cavalcare le scene delle performance artistiche. Grandmother of performance art è il modo in cui ama definirsi, lei che di parole non ne ha mai pronunciate e che ha preferito usare il corpo per dimostrare la sua arte e le sue idee. Nella sua freddezza ha sempre tentato di provare che la sua è appunto arte, non pazzia, e la perfomance art è vera proprio perché è vera. Per questo motivo ha messo a rischio il suo corpo con performance estreme, volendo esplorare i limiti della mente umana e del corpo. Per Marina Abramović l’arte è interazione col pubblico. Per questo nel 1975 a Napoli, mette a disposizione un tavolo con vari strumenti di piacere e tortura da usare sul suo corpo. Per sei ore rimane impassibile, i partecipanti le strappano i vestiti, viene ferita e tagliata fino a correre il rischio di essere violentata. Nel 1990 in Dragon Heads è seduta su una sedia con cinque pitoni che strisciano su di lei. In Lips of Thomas si incide con un rasoio una stella a 5 punte sul ventre. The artist is present, documentario di Matthew Akers pubblicato da Feltrinelli Real Cinema e premiato alla Berlinale, chiude il ciclo delle opere di Marina Abramović. La performance, realizzata al Moma di New York dal 14 marzo al 31 maggio 2010, vede l’artista seduta a un tavolo, per svariate ore al giorno (700 in totale), ferma e in silenzio. I visitatori avevano la possibilità di sedersi di fronte e di guardarla negli occhi per tutto il tempo che ritenevano necessario. “Il pubblico osserva se stesso e l’osservatore diventa osservato” dichiara Marina. Totale assenza di scenografie, di oggetti alle pareti e di allestimento permettono l’emergere di emozioni, create da sguardi. In quel tempo la persona che la osserva sta parlando con se stessa. Uno dei momenti che ha fatto commuovere la lunga fila di visitatori è stato quando a sedersi al tavolo è arrivato Ulay, artista tedesco ex compagno della Abramović che ha realizzato assieme a lei varie performance dal ’76 all”89. Marina, dopo lo stupore, si lascia andare alle lacrime e infrange per pochi istanti le regole toccando le mani di Ulay. Scatta l’applauso del pubblico, e le emozioni si diffondono.




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