19 giugno 2014
Guernica, analisi alternativa del capolavoro di Picasso
Un modo di porsi nei confronti dell'opera che va oltre l'interpretazione storica

Guernica è forse uno dei dipinti più famosi realizzati da Pablo Picasso. Tante sono le interpretazioni legate al significato di quest’opera che risale al 1937, anno in cui la Brigata Condor, appartenente alle forze aeree della Germania sostenitrice del regime del dittatore Francisco Franco, rase al suolo la cittadina da cui la tela prende il titolo. Molte di queste si focalizzano sul valore simbolico dei singoli elementi del dipinto che sarebbe ispirato ai tragici eventi avvenuti nell’allora capitale basca. Questa via ermeneutica, che attribuisce un significato ad ogni componente dell’opera in chiave storica (il toro, ad esempio, rappresenterebbe la Spagna, la donna con la lampada in mano che cerca di illuminare la scena, invece, la verità che deve far luce sull’accaduto) non è, però, l’unico modo di porsi nei confronti del dipinto.
A tale proposito illuminanti potrebbero essere le seguenti parole pronunciate dallo stesso Picasso in risposta a critici e giornalisti che gli chiedevano delucidazioni: “[…] Questo toro è un toro e questo cavallo è un cavallo […]. Se voi date un significato a certe cose nel mio dipinto questo può essere molto vero, ma non è mia l’idea di dargli questo significato. Anch’io ho realizzato le idee e le conclusioni cui voi siete giunti, ma istintivamente, inconsciamente. Io ho realizzato un dipinto per il dipinto. Io dipingo le cose per quello che sono.”
In queste righe si potrebbe intravedere la volontà dell’autore di rivendicare la preponderanza del ruolo espressivo rispetto a quello puramente mimetico nel processo di creazione artistica. In altre parole le interpretazioni storiche fornite da critici e giornalisti non sono sbagliate, ma la produzione artistica non è legata a queste rigide logiche mimetiche di trasposizione della realtà in cui ogni elemento viene ricondotto agli schemi di una corrispondenza biunivoca tra piano del reale e piano della rappresentazione.
A suffragare questo approccio all’opera anche alcune righe tratte dal saggio intitolato “Picasso” di di Timothy Hilton. “ Altri motivi non furono inventati per Guernica ma avevano connotazioni già stabilite e funzioni artistiche antecedenti il bombardamento, né vi erano collegate; – scrive il critico – non divennero improvvisamente politiche di per sé; furono rese tali dalle circostanze, dai titoli e dalla propaganda che ha circondato l’opera, così come dalle mendaci interpretazioni immediatamente successive. Ma all’interno della sua estetica vi era una tattica che poteva fornire un parallelismo con la situazione politica senza cadere nel banale processo letterario della traducibilità. Però questo parallelismo di natura interiore, non superava la distinzione tra arte e vita”.
Giuste, dunque, tutte le considerazioni storiche fatte intorno alla Guernica, ma questa modalità di analisi dell’opera non è il perno attorno al quale ha ruotato l’azione del pittore che, invece, si è mosso all’interno del territorio dell’arte, un territorio caratterizzato, in maniera intrinseca, da una poliedrica polisemia in cui lo sguardo storico è solo una delle prospettive possibili, non quella definitiva.